
Durante la scorsa settimana, la Commissione Europea ha presentato un pacchetto di misure per avviare un processo di revisione e semplificazione delle normative, per ridurre gli oneri amministrativi e favorire l’attuazione del Green Deal senza compromettere la crescita economica.
Con l’obiettivo di ridurre anche i requisiti di rendicontazione, il pacchetto di misure denominato Omnibus sta esaminando:
- semplificazione dei requisiti di rendicontazione: l’Omnibus ha l’obiettivo di ridurre la complessità e l’onere burocratico per le aziende, in particolare quelle più piccole o in settori con alte emissioni. Verranno inserite dei limiti alle informazioni che le aziende o le banche che rientrano nell’ambito della CSRD possono richiedere alle aziende nelle loro catene del valore che hanno meno di 1.000 dipendenti. Questo potrebbe significare una riduzione della portata di alcune normative, alleggerendo le obbligazioni di rendicontazione, ma mantenendo comunque il focus sugli obiettivi di sostenibilità;
- modifiche alla CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive):
– rinvio di due anni dell’obbligo di reporting per tutte le imprese che non siano società di interesse pubblico, già obbligate a rendicontare secondo gli standard Esrs;
– gli obblighi di segnalazione si applicherebbero solo alle grandi imprese con più di 1000 dipendenti (vale a dire imprese che hanno più di 1000 dipendenti e un fatturato netto di 50 milioni di euro e/o un totale di bilancio di 25 milioni di euro). Ciò significa che il numero di aziende nell’ambito sarà ridotto di circa l’80%;
– per le aziende che non rientreranno più nell’ambito della CSRD (fino a 1.000 dipendenti), la Commissione promette anche un taglio dei dati necessari, chiarendo le disposizioni ritenute poco chiare e migliorando la coerenza con altri atti legislativi;
– la proposta eliminerebbe anche il potere della Commissione di adottare standard specifici per settore.
- modifiche alla CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive) che obbliga le aziende a monitorare le loro catene di fornitura per garantire che i fornitori rispettino i diritti umani e gli obiettivi climatici, l’Omnibus potrebbe anzitutto portare ad un posticipo di anno ma anche a ridurne la portata e modificare i requisiti di responsabilità legale.
- revisione della Tassonomia UE: Potrebbero essere introdotte nuove categorie o snellimenti per rendere più chiari quali attività siano considerate “green” e come le imprese possano allinearsi a questi criteri. Ma soprattutto, potrebbe essere ridotto l’onere degli obblighi di rendicontazione della tassonomia UE e limitarlo alle aziende più grandi (corrispondenti all’ambito del CSDDD), mantenendo al contempo la possibilità di rendicontare volontariamente per le altre grandi aziende nell’ambito futuro del CSRD. Ciò comporterebbe notevoli risparmi sui costi per le aziende più piccole, consentendo al contempo alle aziende che desiderano accedere alla finanza sostenibile di continuare a rendicontare. Infine, è proposta una soglia di materialità finanziaria per la rendicontazione della tassonomia che porterebbe a ridurre i modelli di rendicontazione di circa il 70%.
- semplificazione della CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism): la proposta porterebbe ad esentare i piccoli importatori dagli obblighi del CBAM, principalmente PMI e privati, introducendo una nuova soglia annuale cumulativa CBAM di 50 tonnellate per importatore che eliminerebbe degli obblighi CBAM circa il 90% degli importatori, principalmente PMI, pur coprendo oltre il 99% delle emissioni. Sono inoltre previste semplificazioni delle regole per le aziende che rimangono nell’ambito del CBAM: sull’autorizzazione dei dichiaranti CBAM, nonché sulle regole relative agli obblighi CBAM, incluso il calcolo delle emissioni e gli obblighi di segnalazione.
Tutto quanto sopra porterebbe alla situazione per cui, molte aziende Italiane, già in obbligo di rendicontazione nel 2026 in base al D.Lgs. n. 125/2024 (aziende con più di 250 dipendenti e/o un fatturato netto di 50 milioni di euro e/o un totale di bilancio di 25 milioni di euro) saranno molto probabilmente escluse in base alle indicazioni Omnibus e diventeranno parte di quelle imprese che potranno scegliere se rendicontare o meno secondo gli Standard Volontari per le PMI sviluppati dall’EFRAG (VSME).
Confermato, invece, il principio della “doppia materialità” secondo la quale le aziende devono considerare sia l’impatto che le loro attività hanno sull’ambiente e sulla società (materialità ambientale e sociale) sia come i fattori ambientali e sociali influenzano il loro business (materialità finanziaria).
In generale, l’Omnibus mira a trovare un equilibrio tra l’esigenza di ridurre la burocrazia e la necessità di mantenere gli impegni presi dall’UE per il cambiamento climatico, in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
E pone ancora una volta l’accento sul fatto di come l’implementazione volontaria del bilancio di sostenibilità deve essere inteso come fattore di competitività inserito in un ragionamento strategico per pianificare il futuro.