A marzo 2025, la Commissione Europea ha presentato un pacchetto di misure volto ad avviare un processo di revisione e semplificazione delle normative. L’obiettivo è ridurre gli oneri amministrativi e favorire l’attuazione del Green Deal senza compromettere la crescita economica.
Con l’intento di ridurre anche i requisiti di rendicontazione, il pacchetto di misure, denominato Omnibus, ha esaminato le seguenti tematiche:
- Semplificazione dei requisiti di rendicontazione: L’Omnibus mira a ridurre la complessità e l’onere burocratico per le aziende, in particolare quelle più piccole o operanti in settori con alte emissioni. Vengono introdotti limiti alle informazioni che le aziende o le banche rientranti nell’ambito della CSRD possono richiedere alle imprese delle loro catene del valore con meno di 1.000 dipendenti. Questo potrebbe significare una riduzione della portata di alcune normative, alleggerendo gli obblighi di rendicontazione pur mantenendo il focus sugli obiettivi di sostenibilità.
- Modifiche alla CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive):
- Rinvio di due anni dell’obbligo di reporting per tutte le imprese che non siano società di interesse pubblico, già tenute a rendicontare secondo gli standard ESRS.
- Gli obblighi di rendicontazione si applicheranno solo alle grandi imprese con più di 1.000 dipendenti (cioè aziende con oltre 1.000 dipendenti e un fatturato superiore a 50 milioni di euro o un totale di bilancio superiore a 25 milioni di euro). Ciò comporterà una riduzione di circa l’80% del numero di aziende nell’ambito di applicazione.
- Per le aziende che non rientreranno più nell’ambito della CSRD (quelle con meno di 1.000 dipendenti), la Commissione adotterà uno standard di rendicontazione volontario, basato sullo standard per le PMI (VSME) sviluppato da EFRAG. Questo standard fungerà da protezione, limitando le informazioni che le aziende o le banche soggette alla CSRD potranno richiedere alle imprese della loro catena del valore con meno di 1.000 dipendenti.
- Impegno della Commissione a rivedere gli ESRS ed eliminare gli standard settoriali specifici. La Commissione rivedrà l’atto delegato che stabilisce gli ESRS con l’obiettivo di ridurre, chiarire e migliorare le richieste.
- Eliminazione del richiamo alla reasonable assurance da parte del revisore di sostenibilità e mantenimento della limited assurance.

- Modifiche alla CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive): La direttiva obbliga le aziende a monitorare le loro catene di fornitura per garantire che i fornitori rispettino i diritti umani e gli obiettivi climatici. L’Omnibus introduce un posticipo di un anno, ne riduce la portata e modifica i requisiti di responsabilità legale.
- Revisione della Tassonomia UE: Possono essere introdotte nuove categorie o snellimenti per rendere più chiari quali attività siano considerate “green” e come le imprese possano allinearsi a questi criteri. Soprattutto, può essere ridotto l’onere degli obblighi di rendicontazione della tassonomia UE, limitandoli alle aziende più grandi (corrispondenti all’ambito della CSDDD), pur mantenendo la possibilità di rendicontare volontariamente per le altre grandi aziende che rientreranno in futuro nell’ambito della CSRD. Ciò comporterebbe notevoli risparmi sui costi per le aziende più piccole, consentendo al contempo alle aziende che desiderano accedere alla finanza sostenibile di continuare a rendicontare. Infine, è stata proposta una soglia di materialità finanziaria per la rendicontazione della tassonomia che porterebbe a ridurre i modelli di rendicontazione di circa il 70%.
- Semplificazione della CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism): La proposta esenta i piccoli importatori dagli obblighi del CBAM, principalmente PMI e privati, introducendo una nuova soglia annuale cumulativa CBAM di 50 tonnellate per importatore. Ciò eliminerebbe gli obblighi CBAM per circa il 90% degli importatori, principalmente PMI, pur coprendo oltre il 99% delle emissioni. Sono inoltre previste semplificazioni delle regole per le aziende che rimangono nell’ambito del CBAM: sull’autorizzazione dei dichiaranti CBAM, nonché sulle regole relative agli obblighi CBAM, incluso il calcolo delle emissioni e gli obblighi di segnalazione.
Tutto quanto sopra porterebbe alla situazione per cui molte aziende italiane, già in obbligo di rendicontazione nel 2026 in base al D.Lgs. n. 125/2024 (aziende con più di 250 dipendenti e/o un fatturato netto di 50 milioni di euro e/o un totale di bilancio di 25 milioni di euro), saranno molto probabilmente escluse in base alle indicazioni Omnibus e diventeranno parte di quelle imprese che potranno scegliere se rendicontare o meno secondo gli Standard Volontari per le PMI sviluppati dall’EFRAG (VSME).
Resta confermato il principio della “doppia materialità”, secondo il quale le aziende devono considerare sia l’impatto delle loro attività sull’ambiente e sulla società (materialità ambientale e sociale) sia come i fattori ambientali e sociali influenzano il loro business (materialità finanziaria).
In generale, l’Omnibus mira a trovare un equilibrio tra l’esigenza di ridurre la burocrazia e la necessità di mantenere gli impegni presi dall’UE per il cambiamento climatico, in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Ancora una volta, sottolinea come l’implementazione volontaria del bilancio di sostenibilità debba essere intesa come fattore di competitività inserito in un ragionamento strategico per pianificare il futuro.

La direttiva Stop The Clock
Il 24 aprile 2025 è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea la direttiva UE 2025/794, conosciuta come Stop The Clock. Questo provvedimento ufficializza il rinvio degli obblighi di rendicontazione di sostenibilità (CSRD) e di due diligence (CSDDD) per le imprese operanti nel mercato europeo.
L’obiettivo è offrire alle aziende più tempo per organizzarsi e adeguarsi, senza rallentare il cammino verso una crescita economica più responsabile e trasparente.
Le principali novità della direttiva Stop The Clock
Rinvio CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) La CSRD introduce obblighi dettagliati di rendicontazione ESG (Environmental, Social, Governance). Con la nuova direttiva, i tempi cambiano:
Tipologia di impresa | Obbligo di rendicontazione a partire da |
Grandi imprese già soggette a DNF | Già in vigore (dal 2024) |
Grandi imprese non soggette a DNF | 1° gennaio 2027 (invece del 2025) |
PMI quotate e altri enti specifici | 1° gennaio 2028 (invece del 2026) |
Rinvio CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive) La CSDDD stabilisce obblighi di responsabilità per le imprese riguardo agli impatti sui diritti umani e sull’ambiente lungo la catena del valore. I nuovi termini sono:
Tipologia di impresa | Obbligo di adeguamento a partire da |
Imprese con >3000 dipendenti e >900 milioni di € di fatturato | 26 luglio 2028 |
Imprese extra-UE con >900 milioni di € di fatturato nell’UE | 26 luglio 2028 |
Tutte le altre imprese soggette | 26 luglio 2029 |
Gli Stati membri dovranno recepire la direttiva entro il 31 dicembre 2025.
Vantaggi e criticità della proroga
Vantaggi:
- Migliore preparazione: le aziende possono strutturare sistemi di raccolta dati ESG più robusti e affidabili.
- Maggiore chiarezza normativa: il tempo supplementare permette di attendere standard definitivi (ad esempio, gli European Sustainability Reporting Standards – ESRS).
- Ottimizzazione dei costi: investimenti più diluiti e programmabili nel tempo.
Criticità:
- Rischio di rallentamento: alcune imprese potrebbero percepire il rinvio come un “via libera” per procrastinare.
- Perdita di competitività: chi parte in ritardo potrebbe trovarsi svantaggiato nei confronti di concorrenti già attivi sui temi ESG.
Come prepararsi al meglio
Nonostante il rinvio, è fondamentale agire con tempestività. Ecco alcuni consigli pratici:
- Analisi di materialità: avviare o aggiornare l’analisi dei temi materiali ESG rilevanti per la propria attività.
- Gap analysis: valutare la distanza tra l’attuale situazione aziendale e i futuri obblighi normativi.
- Formazione interna: sviluppare competenze ESG tra i collaboratori e nel management.
- Digitalizzazione dei dati: adottare strumenti tecnologici per il monitoraggio e la reportistica ESG.
- Stakeholder engagement: coinvolgere clienti, fornitori e investitori nel percorso di sostenibilità.
La direttiva Stop The Clock offre alle imprese europee una finestra temporale preziosa, ma non è un invito all’attesa. Al contrario, è l’occasione per costruire strategie di sostenibilità più solide, credibili e durature.
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